2003 ANNO INTERNAZIONALE
DELL’ACQUA
Documento informativo
Il Diritto all’Acqua
L’acqua è essenziale per la vita umana – per la salute
e la sopravvivenza, oltre che per la produzione alimentare e le attività
economiche. Eppure, al momento stiamo facendo fronte a una emergenza globale
nella quale oltre un miliardo di persone non ha accesso a una disponibilità
minima di acqua pulita e oltre due miliardi non dispongono di servizi
igienici e impianti fognari adeguati, la causa principale di malattie
collegate all’acqua. Nell’arena internazionale è stato
frequentemente sostenuto che il riconoscimento dell’acqua, quale
diritto umano, potrebbe dimostrarsi come il passo più importante
per affrontare la sfida di assicurare alle persone questo che è
il elemento basilare per la vita.
Un tema ricorrente nel dibattito sull’acqua quale diritto umano
è stato rappresentato dall’accettazione del fatto che l’acqua
rappresenta una precondizione necessaria per tutti i nostri diritti umani.
E’ stato, infatti sostenuto, che in mancanza di un accesso equo
a una disponibilità minima di acqua pulita, altri diritti consolidati,
quale quello a uno standard di vita adeguato in termini di salute e benessere,
come pure i diritti civili e politici, non sono raggiungibili. Si ritiene
comunemente che il linguaggio della Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani, che ha costituito le fondamenta delle dichiarazioni successive,
non intendesse includervi tutto, quanto piuttosto riflettere gli elementi
che concorrevano a comporre uno standard di vita adeguato. L’esclusione
dell’acqua quale diritto esplicito era dovuta principalmente alla
sua natura: come l’aria, era considerata talmente fondamentale che
una sua inclusione esplicita venne considerata non necessaria.
In molti, fra politici e sostenitori di questa opzione, hanno invocato
il riconoscimento dell’acqua alla stregua di un diritto umano quale
passo fondamentale per garantire che venga assunta l’iniziativa
in nome di coloro i quali stanno soffrendo a causa della mancanza di accesso
a forniture di acqua pulita. Essi sentono che l’obbligo giuridico
derivante da un simile riconoscimento del diritto all’acqua motiverebbe
i governi sia dei paesi in via di sviluppo che delle nazioni donatrici
a realizzare dei cambiamenti efficaci nelle politiche nazionali e in quelle
di aiuto e nell’allocazione delle risorse, e offrirebbe ai gruppi
di cittadini un terreno più solido per esercitare pressioni sui
governi. Inoltre, alcuni critici della crescente privatizzazione dei servizi
di fornitura idrica in tutto il mondo sentono che il riconoscimento di
un diritto all’acqua rinforzerebbe le loro argomentazioni in favore
di un maggior ruolo del settore pubblico nel soddisfare un bisogno talmente
essenziale, anziché quello di aziende orientate al profitto (vedere
il documento informativo “Fornire Acqua – per denaro”).
Decisione delle Nazioni Unite
Nel Novembre 2002, il Comitato
delle Nazioni Unite sui Diritti Economici, Sociali e Culturali affermò
che l’accesso a delle forniture adeguate di acqua pulita per uso
personale e domestico costituiva un diritto umano fondamentale di ogni
persona. Nel suo Commento Generale n. 15 sull’attuazione degli Articoli
11 e 12 della Convenzione Internazionale sui Diritti Economici, Sociali
e Culturali del 1966, il Comitato rilevava che il diritto umano all’acqua
è indispensabile per condurre la propria esistenza in condizioni
di dignità umana. Esso costituisce un prerequisito per la realizzazione
degli altri diritti umani”. Anche se per i 146 Stati che hanno ratificato
la Convenzione Internazionale il Commento Generale non è legalmente
vincolante, esso mira ad assistere e favorire l’attuazione della
Convenzione e porta con sé il peso e l’influenza del “diritto
umanistico”.
Il Commento evidenzia inoltre il fatto che gli Stati partecipanti alla
Convenzione Internazionale hanno l’obbligo di realizzare progressivamente,
senza discriminazioni, il diritto all’acqua, che conferisce ad ogni
persona il diritto a disporre di un quantitativo d’acqua, per usi
personali e domestici, che sia sufficiente, disponibile, fisicamente accessibile,
sicura e soddisfacente. La realizzazione di tale diritto dovrebbe essere
realizzabile e praticabile, secondo il testo, dal momento che tutti gli
Stati partecipanti esercitano il controllo su una vasta serie di risorse,
fra le quali l’acqua, la tecnologia, le risorse finanziarie e l’assistenza
internazionale, come con tutti gli altri diritti nella Convenzione.
La decisione sviluppa il concetto che l’adeguatezza dell’acqua
non dovrebbe essere intesa in senso restrittivo, come un semplice riferimento
al volume di acqua e tecnologie. Al contrario, l’acqua dovrebbe
essere trattata alla stregua di un bene sociale e culturale, e non essenzialmente
come una materia prima con connotazioni economiche. Questa interpretazione
offre un’opinione differente rispetto alle decisioni assunte in
numerosi forum internazionali sull’acqua negli anni ’90, nei
quali l’acqua veniva considerata come una materia prima in senso
economico, riflettendo il passaggio verso politiche orientate al mercato
che riflettono il costo reale dell’acqua, diminuiscono i sussidi
e in determinati casi impegnano il settore privato nella fornitura dei
servizi idrici.
Nel suo discorso al Comitato nel quale la decisione è stata presa,
Sergio Vieira de Mello, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti
Umani, ha asserito che l’iniziativa di sviluppare un commento generale
sul diritto all’acqua potrebbe rappresentare un significativo contributo
al World Water Forum che si svolgerà nel Marzo 2003. Si tratta,
ha affermato, di una “componente integrale del diritto ad uno standard
di vita adeguato e in verità del diritto alla vita”.
Iniziative precedenti
Anche se l’accesso ad
acqua pulita rappresenta una precondizione per molti dei diritti elencati
negli accordi sui diritti internazionali adottati in precedenza, l’acqua
viene attualmente menzionata solamente all’interno della Convenzione
sui Diritti del Bambino. Questa Convenzione include l’acqua potabile
quale componente del diritto al più elevato standard sanitario
raggiungibile.
A partire dagli anni ’70, una serie di conferenze internazionali
sull’ambiente o sull’acqua si dedicò alla tematica
dell’accesso alle risorse fondamentali e ai diritti idrici. L’innovativa
Conferenza delle Nazioni Unite sull’Acqua, svolta a Mar del Plata
nel 1977 concordò che tutte le persone hanno il diritto ad avere
accesso all’acqua potabile per soddisfare le loro esigenze fondamentali.
La Dichiarazione sul Diritto allo Sviluppo, adottata dall’Assemblea
Generale ONU nel 1986, include un impegno secondo il quale gli Stati dovrebbero
garantire a tutti uguaglianza di opportunità nel loro accesso alle
risorse essenziali. Implicitamente la Dichiarazione include l’acqua
fra le risorse essenziali nella parte in cui afferma che le persistenti
condizioni di sottosviluppo nelle quali milioni di esseri umani si trovano
“nega in misura adeguata l’accesso a risorse essenziali quali
il cibo, l’acqua, gli indumenti, le abitazioni, e la medicina”
e rappresenta una flagrante “violazione di massa dei diritti umani”.
Il concetto di soddisfare i diritti idrici fondamentali venne ulteriormente
potenziato nel corso del Vertice sulla Terra del 1992 a Rio de Janeiro
e ampliato per includervi i bisogni ecologici. Nell’Agenda 21, i
governi concordarono che “nello sviluppare e nell’impiegare
le risorse idriche deve essere data priorità alla soddisfazione
delle necessità fondamentali e alla salvaguardia degli ecosistemi.
Soddisfatte queste esigenze, tuttavia, gli utenti idrici dovrebbero vedersi
addebitati, in maniera adeguata, gli ulteriori costi”.
Similmente, nel Piano di Attuazione adottato in occasione del Vertice
di Johannesburg del 2002, i governi si sono impegnati ad “impiegare
la gamma completa di strumenti politici, compresi regolamentazione, controllo…
e recupero dei costi dei servizi idrici, in mancanza del recupero dei
costi gli obiettivi diventando una barriera all’accesso ad acqua
sicura per i poveri…”.
Così, mentre i leader mondiali hanno riconosciuto che l’accesso
all’acqua potabile costituisce un diritto umano fondamentale, essi
hanno al tempo stesso riconosciuto che il principio del recupero dei costi
dovrebbe essere applicato per tutti gli impieghi idrici che eccedono quelli
strettamente necessari. I sistemi di fornitura non potrebbero essere sostenibili
a meno che non vi fossero investimenti per mantenerli efficienti ed estenderli,
in modo tale da soddisfare le necessità dello sviluppo e di una
popolazione crescente.
Acqua: una questione di vita e di morte
Nel mondo ci sono più di un miliardo di persone che non possono
fare affidamento su una fornitura continua di acqua potabile. Inoltre
ci sono 2,4 miliardi di persone — vale a dire più di un terzo
della popolazione mondiale — che non hanno a disposizione degli
impianti fognari adeguati. I risultati di questo stato di cose sono devastanti:
• Più di 2,2 milioni di persone, gran parte delle quali vivono
nei paesi in via di sviluppo, muoiono ogni anno a causa di malattie associate
a condizioni idriche e sanitarie scadenti.
• Ogni giorno 6.000 bambini muoiono a causa di malattie che potrebbero
essere evitate grazie a una migliore qualità dell’acqua e
a impianti fognari adeguati.
• Ogni anno, a causa di questo genere di malattie, soffrono gravemente
più di 250 milioni di persone.
L’accesso all’acqua e agli impianti fognari, così importante
per il benessere umano e lo sviluppo, è ora diventato una priorità
per la comunità internazionale. Per sottolineare la necessità
di un’azione immediata, le Nazioni Unite hanno indicato il 2003
come Anno Internazionale dell’Acqua.
A dispetto della sua importanza, l’acqua potabile è distribuita
in maniera disuguale: infatti, anche se il 70 per cento della superficie
mondiale è coperta dalle acque, il 97,5 per cento di esse è
rappresentato da acqua salata. E del rimanente 2,5 per cento costituito
dalle acque potabili, pressappoco i tre quarti si trovano nelle calotte
polari.
Anche se in gran parte delle regioni del pianeta c’è acqua
a sufficienza per soddisfare le necessità di ciascuno, essa deve
essere gestita ed utilizzata in maniera adeguata. Nel mondo di oggi, infatti,
molta acqua viene sprecata o utilizzata in modo inefficiente, e sovente
la domanda cresce più rapidamente rispetto alla capacità
della natura di ripristinarne le scorte. Mentre la competizione per le
risorse idriche può essere una causa di conflitto, la storia ha
mostrato come la condivisione di tali risorse possa tuttavia rappresentare
un catalizzatore per la cooperazione.
Statistiche fondamentali
• Il 70 per cento circa di tutta l’acqua potabile disponibile
viene adoperata per l’agricoltura. Tuttavia, a causa di sistemi
di irrigazione inefficienti, un fenomeno che si riscontra in particolare
nei paesi in via di sviluppo, il 60 per cento di quest’acqua viene
persa a causa dell’evaporazione o viene restituita ai fiumi e alle
falde freatiche acquifere.
• A partire dal 1960 i prelievi di acqua da destinare all’irrigazione
sono aumentati di più del 60 per cento.
• Circa il 40 per cento della popolazione mondiale vive attualmente
in aree soggette a tensioni idriche classificabili da moderate a gravi.
Si prevede peraltro che, entro il 2025, circa due terzi della popolazione
del pianeta — più o meno 5,5 miliardi di persone —
vivrà in aree che dovranno affrontare tensioni idriche di questo
genere.
• Una parte sempre maggiore del globo deve far fronte a carenze
di acqua, particolarmente nel Nord Africa e nell’Asia occidentale
e meridionale.
• Nel corso dello scorso secolo l’uso dell’acqua è
aumentato di sei volte, con un tasso più che doppio rispetto all’incremento
della popolazione.
• Le perdite idriche dovute a dispersioni, allacciamenti idrici
illegali e sprechi ammontano a circa il 50 per cento del totale dell’acqua
utilizzata per bere nei paesi in via di sviluppo.
• Approssimativamente, nei paesi in via di sviluppo il 90 per cento
dei liquami e il 70 per cento dei rifiuti industriali vengono smaltiti
senza ricevere alcun trattamento, spesso inquinando le fonti d’acqua
utilizzabili.
• Gli ecosistemi dell’acqua potabile hanno subito un grave
degrado: circa metà delle aree umide del pianeta sono andate perse
e più del 20 per cento delle 10.000 specie mondiali che vivono
in acque dolci conosciute sono estinte.
• In aree quali gli Stati Uniti, la Cina e l’India, le falde
freatiche sono state esaurite più rapidamente di quanto potessero
ricostituirsi, mentre il plateau delle acque sotterranee sta diminuendo
costantemente. Alcuni fiumi, come il Colorado negli Stati Uniti occidentali
e il Fiume Giallo in Cina, spesso, si prosciugano prima di raggiungere
il mare.
• In numerose aree rurali, il compito di portare l’acqua ricade
su donne e bambini che spesso, per procurare l’acqua necessaria
alla propria famiglia, debbono percorrere diversi chilometri ogni giorno.
Donne e bambine, di norma, tendono a soffrire maggiormente a causa della
mancanza di strutture fognarie.
• In qualunque momento, metà dei letti di ospedale dell’intero
pianeta sono occupati da pazienti ricoverati a causa di malattie causate
da acqua poco sicura.
• Nel corso degli anni ’90, peraltro, all’interno dei
paesi in via di sviluppo circa 835 milioni di persone ha avuto accesso
all’acqua potabile e altri 784 milioni circa hanno potuto allacciarsi
a delle strutture fognarie.
Raggiungere gli
obiettivi globali
I 147 leader mondiali che nel 2000 hanno partecipato al Vertice del Millennio
organizzato dalle Nazioni Unite hanno stabilito la data obiettivo del
2015 per dimezzare la percentuale di persone che non sono in condizione
di raggiungere, o che non possono permettersi l’acqua potabile.
In occasione del Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg,
nel 2002, le nazioni si sono accordate anche sull’obiettivo parallelo
di dimezzare, sempre entro il 2015, la percentuale di persone che non
dispongono di impianti fognari adeguati.
Si stima che il costo necessario a migliorare le forniture idriche e le
disponibilità di impianti fognari per soddisfare i bisogni umani
fondamentali ammonti a circa 20 miliardi di dollari all’anno —
attualmente, a livello mondiale per questo scopo vengono spesi circa 10
miliardi di dollari ogni anno.
Le stime relative al livello di investimenti globali necessari per tutte
le forme di infrastrutture relative all’acqua variano abbondantemente,
anche se esiste un ampio accordo in merito al fatto che l’attuale
livello di investimenti, pari a 70-80 miliardi di dollari all’anno,
debba essere incrementato in misura sostanziale. Secondo determinate previsioni,
sarebbero necessari annualmente sino a 180 miliardi di dollari.
Mentre esiste un accordo in merito all’urgente necessità
di migliorare la gestione delle acque, ci sono delle differenze politiche
relative al modo migliore di raggiungere questo obiettivo. Alcuni sostengono
che l’accesso all’acqua potabile e agli impianti fognari costituisca
un diritto umano per il quale i governi sono obbligati a provvedere. Altri
ritengono invece che l’acqua sia un bene economico che dovrebbe
essere fornito in modo tale da consentire il miglior rapporto costo-efficacia,
anche mediante opzioni quali programmi guidati dal mercato e la privatizzazione
di determinati componenti relativi alla distribuzione idrica. Numerosi
governi hanno perseguito un approccio ibrido alla questione.
Le nazioni che hanno concentrato i propri sforzi sul miglioramento dell’accesso
all’acqua e agli impianti fognari hanno comunque realizzato dei
progressi. In Sud Africa, per esempio, nel 1994 14 milioni di persone
su una popolazione complessiva di 42 milioni non disponevano di un accesso
all’acqua potabile. Ma in sette anni il Sud Africa ha dimezzato
il numero di persone che non dispongono di accesso all’acqua potabile
– un risultato raggiunto in anticipo sui tempi previsti. Se gli
obiettivi attuali verranno rispettati, il Sud Africa punta a fornire ad
ognuno acqua potabile e allacciamento alla rete fognaria entro il 2008.
IL
CONSUMO D’ACQUA: ALCUNI DATI
In termini di utilizzo idrico
esiste un vero abisso fra ricchi e poveri. Le persone che vivono nelle
nazioni industrializzate impiegano mediamente 400-500 litri d’acqua
ogni giorno. Si considera invece che le persone che vivono nei paesi in
via di sviluppo abbiano accesso all’acqua dolce se sono in grado
di ottenere 20 litri d’acqua al giorno per persona in un raggio
di un chilometro di distanza a piedi dalla propria abitazione. In numerose
aree, invece, le persone debbono vivere con un quantitativo inferiore.
Gli sciacquoni dei bagni del mondo industrializzato funzionano con un
quantitativo d’acqua equivalente a quello che in media le persone
che vivono nei paesi in via di sviluppo impiegano in un giorno intero
per lavarsi, pulire, cucinare e bere.
Le persone che vivono nel quartiere degradato di Kibeira, a Nairobi, in
Kenya, pagano per un litro d’acqua fino a cinque volte di più
rispetto al cittadino americano medio.
ACQUA E AGRICOLTURA:
ALCUNI DATI
Quasi il 70 per cento di tutta
l’acqua dolce disponibile viene utilizzata per l’agricoltura.
Il pompaggio intensivo delle acque sotterranee da parte degli agricoltori
di tutto il mondo supera i tassi naturali di ricostituzione delle stesse
di almeno 160 miliardi di metri cubi all’anno.
Per le coltivazioni è necessario un enorme quantitativo di acqua:
da uno a tre metri cubi per produrre appena un chilo di riso, e 1.000
tonnellate di acqua per produrre una tonnellata di grano.
Con l’aumentare del proprio reddito, le persone consumano maggiori
quantità di carne suina, di pollame, bovini e uova, che richiedono
un ammontare superiore di cereali per il loro allevamento. Per produrre
un chilo di carne di maiale servono quattro chilogrammi di cereali, e
per produrre un chilo di carne di gallina o pollo occorrono due chilogrammi
di granturco. L’esigenza di disporre di quantitativi di grano più
elevati si traduce nella necessità di dover utilizzare maggiori
volumi di acqua.
GLI IMPIANTI FOGNARI
PER UN FUTURO SANO: ALCUNI DATI
In Cina, India e Indonesia
a causa delle malattie diarroiche muore un numero doppio di persone rispetto
a quello causato dall’HIV/AIDS.
Negli ultimi dieci anni le malattie diarroiche hanno ucciso un numero
di bambini superiore a quello di tutte le persone morte per i conflitti
armati successivi alla seconda Guerra Mondiale.
Dei 200 milioni di persone che nel mondo sono state infettate dal verme
che causa la schistosomiasi, circa 20 milioni soffrono a causa di gravi
conseguenze. La malattia colpisce ancora in 74 nazioni. Gli studi effettuati
hanno dimostrato che in alcune aree questa patologia è stata ridotta
del 77 per cento costruendo fognature e assicurando la fornitura di acqua
di migliore qualità.
Per soddisfare le necessità degli ulteriori cinque miliardi di
persone che si prevede abiteranno sul pianeta entro l’anno 2050,
c’è l’esigenza di fornire impianti fognari a 383.000
nuovi clienti ogni giorno.
Pubblicato
dal Dipartimento delle Nazioni Unite per l’Informazione Pubblica
Dicembre 2002
Traduzione a cura del Centro d’Informazione delle Nazioni Unite
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